Come mi diverto a guardare quegli scemi dei miei compagni di scuola su Facebook! E’ incredibile come si dannino per sembrare diversi da quel che sono. Guardala lì, Marta, che si riempie la bacheca di cuoricini e invece è una gran stronza e Giorgio, anzi Giò, che cita Kafka e nemmeno sa chi sia, qui fa l’intellettuale, poi nei temi sbaglia ancora i verbi. E Giovanna, che si fa chiamare La Jenny e si fotografa con i capelli che coprono mezza faccia per nascondere i brufoli. Mi fanno pena.

Io non ci sto su Facebook, almeno non con il mio nome. Mio padre non vuole, e comunque non mi interessa. Per vedere le scemenze di questi qua? Mi basta e avanza quel che vedo lo stesso, quel che lasciano visibile. Quasi tutti mettono qualcosa di pubblico, quasi tutti hanno qualcosa che ritengono meritevole di essere visto dall’universo intero. Spesso è qualcosa di falso, che dice guardate tutti come sono felice! Patetici.

Mi piace anche guardare i profili di gente che non conosco, immaginare che cosa nascondano. Perché qui nessuno è quel che sembra. Nemmeno io, ma io almeno fingo alla grande. Non voglio sembrare una me stessa più felice. Io sono proprio qualcun altro. E chi mai penserebbe che Jorge Da Burgos, il cattivo del nome della rosa, sia una femmina? E per di più di diciassette anni? Devo ancora finire la scheda critica de Il Nome della rosa, ma tanto faccio presto. Sono brava io a scrivere, me lo dice sempre la prof che scrivo come un’adulta, mica come quei minorati che mettono tutte quelle kappa al posto delle c! Prima o poi glielo faccio uno scherzo a Giorgio, gli dico che Kafka in realtà si scrive Chafcha!

Comunque l’ho già letto tutto Il nome della rosa, anche quelle interminabili digressioni sui dolciniani e compagnia bella. Ci scommetto che sono stata l’unica della mia classe a leggerlo davvero. Ecco qui, Alex mette le foto della discoteca, naturalmente pubbliche, tutti devono sapere quanto si sono divertiti. Io non ci sono andata, mio padre non vuole, e comunque non mi interessa.

Mio padre è un po’ come Jorge Da Burgos, non vuole che si rida, o almeno non troppo. Per lui le discoteche sono opera del diavolo credo, e anche le cose come Facebook. Per fortuna l’ho convinto che il pc mi serve per la scuola e che senza sarei rimasta indietro. Lui voleva farsi prete, chissà perché poi ha cambiato idea, visto che è ancora fissato con la messa tutte le domeniche e la preghiera a tavola prima di mangiare, che è una cosa che fanno giusto nei telefilm americani, dove poi il figlio ribelle si alza a metà preghiera e se ne va. Lo vorrei fare anch’io, ci riuscirò prima o poi, mi alzerò e me ne andrò, romperò anche un piatto forse.

Mio padre non è cieco come Jorge, anzi ci vede benissimo quando si tratta di sorvegliarmi, però molte cose non le vede, tipo che mia madre davvero non ride mai. E anche io non è che mi ammazzi di risate eh, a parte quando chiacchiero con Sherlock. Sono stata davvero fortunata a conoscerlo, è stato davvero il destino! Avevo preso un virus al pc, e siccome non potevo dirlo a mio padre, che poi magari lo portava a riparare da un suo amico e vedeva che ero andata nei siti della sessualità e allora chiamava pure l’esorcista, ho usato il computer della biblioteca e ho chiesto aiuto in quel forum di informatica dove ho conosciuto Sherlock.

Lui aveva il nick “debugger” e io “inesperta”, forse gli ho fatto tenerezza perché mi ha risolto subito il problema e poi abbiamo iniziato a chiacchierare, ci siamo raccontati un sacco di cose, cioè più che altro una, che ci piace scrivere, perché in realtà delle nostre vite non ci siamo detti proprio niente. Poi è uscita fuori questa idea, di quanto può essere divertente spiare la vita degli altri dai loro profili Facebook, un po’ come nel film di Hitchcock, La finestra sul cortile, solo che qui le finestre sono virtuali e ognuno ti fa vedere solo quello che vuole. E di quanto mi piace immaginare quali segreti gli sconosciuti possano avere. Beh, il giorno dopo lui mi ricontatta con il nick Sherlock e aveva creato Penitenziagite!

Certo, per farmi prendere sul serio non gli ho detto che sono una ragazzina di diciassette anni, ma una bibliotecaria di trentacinque, visto che lui ne ha una quarantina. Ero certa che mi avrebbe chiesto di inviargli una mia foto, ero già pronta a rubarne una su Facebook, invece no, non mi ha chiesto nulla. Quindi non è come dice mio padre, che su internet ci sono solo maniaci che pensano solo a quello. Sherlock ad esempio non mi sembra proprio lì per rimorchiare, o mi avrebbe chiesto almeno la foto, credo. O forse non gli piacciono le bibliotecarie? Chissà, forse le trova polverose. Che poi io ci sto talmente tanto tempo in biblioteca che non è una gran bugia quella che ho detto, insomma non è poi così lontana dalla realtà. Dopo scuola vado sempre lì, così i miei genitori sono tranquilli.

Non sanno che per me la biblioteca è il tempio della lussuria! Intanto perché ci ho letto tutti i libri che a casa non mi potrei portare, tipo tutta Anais Nin e tutto Henry Miller, e adesso ne so molto di più sul sesso rispetto a quelle cretine delle mie compagne che si credono chissà che solo perché si sono fatte mettere la lingua in bocca e dare una palpata in mezzo alle gambe. Ma non è l’unico motivo. Il fatto è che in biblioteca ci lavora Giulio, che fa il primo anno di università e con quel lavoretto si paga le tasse. E’ lui che più di ogni altro sconvolge i miei sensi e mi induce a pensieri peccaminosi, cose che i miei genitori non possono nemmeno immaginare. Solo che per ora scambiamo solo qualche parola quando gli chiedo i libri, e mi ha visto prendere tutti quei romanzi spinti, chissà che penserà di me. Spero almeno pensi che non sono una stupida ragazzina. Non voglio che lui lo pensi, e nemmeno Sherlock.

Comunque ci ho pensato tanto, e secondo me Sherlock è un hacker. In fondo basta fare due più due. Sa tutto di informatica e si fa chiamare Sherlock… quindi è di certo un investigatore informatico. Probabilmente uno di quel gruppo, Anonymous, che entra nei pc dei potenti e scopre tutti i complotti. Che figo, Sherlock! Ogni tanto mi viene un po’ da fantasticare anche su di lui… solo che non so nemmeno che faccia abbia! Certo, non è come con Giulio, di Giulio credo di essere innamorata, se me lo chiedesse fuggirei con lui domani. Mi alzerei da tavola al momento della preghiera e uscirei fuori, dove mi starebbe già aspettando sulla sua moto. Invece Sherlock non so nemmeno dove abita, una volta ho visto dal localizzatore di Facebook che scriveva da Milano, un’altra da Londra, un’altra da Parigi… beh certo, un hacker dovrà spostarsi spesso, per non essere rintracciato!

Io invece quest’estate me la passo in città, è già deciso. E dire che gli zii mi avevano invitato al mare sulla riviera con mia cugina Katia di diciannove anni, che a mio padre son strabuzzati gli occhi fuori dalle orbite. E se sapesse quello che so io, che mia cugina guadagna soldi mostrandosi nuda agli uomini con la webcam! Me l’ha fatto vedere l’anno scorso come fa, credeva di sconvolgermi, ma non lo sa che io osservo tutto e non mi scandalizza niente. Tra l’altro nelle foto sembra bella, ma dal vivo ha un’acne da paura. Io l’ho detto subito ai miei che non mi interessa andare sulla riviera a fare la cretina con quella troia di mia cugina e che quest’estate voglio approfittare per stare molto in biblioteca a leggere e studiare, visto che il prossimo anno ho la maturità. Mio padre non l’avevo mai visto così fiero di me!

Ora devo concentrarmi, non ho ancora scritto il mio racconto per Penitenziagite. Quanto mi piace questa cosa, però a volte ho dei dubbi. E se non fosse giusto quello che stiamo facendo? Stiamo forse violando l’intimità di qualcuno? Ma no, sono loro a mettere in pubblico queste cose! Non siamo certo come quei bulli che rubano foto private e le portano nei gruppi chiusi per sfottere! No, noi non siamo così. Noi non offendiamo mai nessuno, anzi, inventiamo, arricchiamo la realtà. Però a volte penso, e se questa Dalia si accorgesse di noi? Come la prenderebbe? Si arrabbierebbe, o ne sarebbe lusingata? Vabbè, non si porrà il problema, è di certo improbabile che se ne accorga o che qualcuno glielo dica, anche perché da quel che vedo son quattro gatti in tutto a leggere i nostri racconti… meno dei venticinque lettori di Manzoni direi…

Sherlock voleva fare un gruppo privato, ho insistito io che fosse pubblico. Sennò come fa un grande editore a scoprirci? Vabbè, a scoprirmi, perché per quel che ho visto finora, non è che gli altri siano grandi scrittori, eh! Il racconto di Madame Bovary è melenso e ottocentesco, posso fare decisamente di meglio. Quello di Wolverine è strano, non si capisce niente, che vorrà dire? Che sia uno scrittore postmoderno? Bah!

Ecco, finalmente mi è venuta un’idea, proprio pensando a mia cugina e a quel sito di webcam. Chissà se anche questa Dalia non è bella come sembra, chissà se è tutto trucco e luci, la sua faccia come la sua vita. Non dovrebbe essere difficile scrivere questo racconto, mi basta ricordare quel sito  e immaginare di essere Dalia prima che trovasse il marito ricco, o magari immaginare di essere me stessa, solo un po’ più vecchia e un po’ più triste…

 

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