La busta imbottita che era nascosta nell’armadio a Dalia sembra pesare quintali. Alza gli occhi verso il Commissario Poletti, che la sta osservando con attenzione.

– Cosa sarà, Commissario?

– C’è un solo modo per saperlo… se non lo sa già, ovviamente!

– No… non ne so… non ne sapevo nulla.

– Beh, allora può aprirla, se vuole. Ma naturalmente non è obbligata a farlo davanti a noi, se vuole può farlo più tardi in privato. Se non sa cosa contiene la busta…

La voce di Poletti si fa insinuante. Cammarota pensa, chissà se la signora ci casca… No, non ci casca.

– Ma no, Commissario, se c’è qualcosa che può essere utile all’inchiesta è bene che voi lo sappiate subito. Anzi, la prego, apra lei.

La busta contiene due DVD e un documento cartaceo dall’aria ufficiale, in inglese, con un vistoso timbro “CLASSIFIED” e chiuso da una firma svolazzante. Poletti lo passa a Cammarota, che tra le altre cose è addetto alle comunicazioni internazionali, dato che conosce bene inglese e francese e, negli ultimi anni, ha appreso qualche rudimento di arabo per riuscire a raccapezzarsi nell’intricato stile di comunicazione degli immigrati nordafricani e mediorientali. In questo caso, però, gli bastano poche occhiate per cogliere il succo del documento.

– Commissario, in pratica è una disposizione interna del Presidente della Pharmacras, è di otto mesi fa. Ordina a tutti i suoi direttori di fornire la massima collaborazione a un importante e segretissimo progetto, quello che in una precedente comunicazione era stato chiamato provvisoriamente progetto “Supersoldier”, ora battezzato ufficialmente progetto Lizard, coordinato in prima persona da lui. Indovini chi compare nello staff di progetto come responsabile del risk management?

– Immagino Arturo Freddi.

– Giusto. L’unico italiano citato qui, gli altri sono tutti nomi francesi o tedeschi, probabilmente svizzeri.

– Signora Parenti, immagino sia inutile chiederle se sapeva qualcosa di questo progetto, vero?

La domanda di Poletti è fatta quasi con noncuranza, mentre consegna i DVD all’agente Ragusa che silenziosamente li chiude in una busta trasparente.

– Niente, ma mi sembra normale. Arturo mi parlava molto poco delle ricerche della sua azienda, figuriamoci di un progetto segretissimo…

– Certo, è quello che immaginavo.

– Però…

– Sì?

– Beh, io sono una giornalista, e seguo con attenzione certi argomenti, specialmente se in qualche modo c’entra la Pharmacras… Insomma, negli ultimi tempi la stampa ecologista e antagonista ha cominciato ad accusare la Pharmacras di essersi dedicata alla ricerca militare per conto degli USA. E questo Progetto Supersoldier, anzi Lizard…

-…sembra fatto apposta per confermare questa accusa – completa Poletti, che, rivolto al giovane agente, prosegue – Ragusa, mi raccomando, faccia una ricerca accurata, anche in Rete, in genere questo tipo di storie fanno il giro dei gruppi di protesta online, no?

Ragusa, esperto di informatica e Social Network, si spinge fino ad assentire.

– Signora, lei è in grado di fornirci le password degli account di Rete di suo marito? Sa, posta elettronica, e tutto il resto…

– No, Commissario, mi spiace. Posso dirle che Arturo ha un account Facebook, e una casella di posta Gmail, l’indirizzo è facile, arturo.freddi.1972@gmail.com, ma non conosco le password.

– Avrebbe niente in contrario se noi chiedessimo ai gestori di fornirci i contenuti?

– No, certo. In questo momento la mia prima preoccupazione è ritrovare mio marito

E, in effetti, il bel viso della signora Dalia mostra preoccupazione, osserva mentalmente Cammarota. Ma va’ a sapere…

– E, mi scusi, lei sa se suo marito aveva conti correnti all’estero?

– Penso di no. – L’esitazione era stata breve, come se si fosse già posta la domanda – Ma non posso esserne sicura. Mio marito era… è un uomo riservato, anche con me.

Il giro della casa non riserva altre scoperte, anche se Poletti e Cammarota sanno bene che sopralluoghi del genere non danno certezze. Fanno anche un rapido giro all’esterno della villa, soprattutto per non dare alla signora l’impressione di averlo fatto senza di lei.

– Signora, può dirci qualcosa delle famiglie che hanno casa in questa zona? Ha qualche motivo per pensare che suo marito abbia rapporti più stretti con qualcuno di loro?

– Direi proprio di no, Arturo non è davvero un vicino socievole. Nella villa che vede laggiù, quella con l’edera sulla facciata e l’auto parcheggiata davanti, vive praticamente tutto l’anno un signore di Milano, un certo Giovanni Lucci, eppure credo che Arturo non gli abbia mai neanche rivolto la parola.

– Insomma, nessuno che sarebbe passato a trovare suo marito per una chiacchierata.

– No, figuriamoci. Da quando siamo sposati non è mai venuto nessuno a trovarci, né per la verità siamo mai andati noi.

– Bene, per ora credo sia tutto, signora. Inutile dire che la terremo al corrente di qualsiasi novità, e che la preghiamo di informarci se le venisse in mente qualcosa di utile, o se suo marito si facesse vivo.

L’auto della polizia si allontana veloce in direzione di Como, e solo dopo che è sparita dietro la prima curva le spalle di Dalia si rilassano. Non per molto, però. Come fa ormai mille volte al giorno, corre a controllare se c’è qualcosa di nuovo in Penitenziagite. E infatti, un nuovo racconto è stato appena postato. Di un certo Wolverine. Un racconto strano, che non le piace affatto. Anzi, che le mette i brividi. Ed ora ha bisogno di parlare con Guido il prima possibile.

 

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